24 marzo 1944-24 marzo 2025: il capitano Genserico Fontana
“Ho bisogno di viaggiare e di studiare e di viaggiare, di conoscere popoli e nazioni, di controllare sul posto i fenomeni che studio sui libri. E non per me, ma per gli altri. Forse sono uno di quelli destinati ad assorbire per diffondere, come l’atmosfera assorbe i vapori che poi restituisce in benefica pioggia”.
Questo scriveva al padre, nel 1939, da Tirana, dove, tenente, comandava il 3° Reggimento dei Granatieri di Sardegna, Genserico Fontana, che diede, innumerevoli volte, prova di valore militare e grandissimo senso di responsabilità e tutela degli uomini a lui affidati.
Ferito ad un occhio sul fronte greco-albanese, il 7 dicembre 1940, torna in Italia ma “al fronte si diventa fratelli. Il brutto è già dimenticato. Ma in fondo è in tutti la nostalgia della prima linea”. Vinta, almeno apparentemente, la guerra con la Grecia, torna di stanza a Viterbo, si laurea in giurisprudenza e decide di arruolarsi nell’Arma dei Carabinieri, nel 1942, dove assume il comando della Tenenza dell’Aquila. I rapporti dei superiori ne sottolineano la tenacia, resistenza, la notevole intelligenza unita al buon senso pratico, il senso di responsabilità e guida della sua squadra.
Nell’agosto 1943, Mussolini viene portato a Campo Imperatore, sotto la giurisdizione del tenente Fontana, che ha modo di frequentarlo annotandone il comportamento ossessivo: “Sono stato tradito da tutti, anche da Hitler.” Netto è il giudizio di Genserico, che scrive al padre: “Mussolini potrà tentare la fuga oppure, rassegnandosi, potrà rinunciare alla libertà, ma non rinuncerà volontariamente alla vita. Giammai! Perché Mussolini come tutti gli istrioni non ha coraggio. Ha paura di morire. […]”.
Gli eventi precipitano: Mussolini viene portato via dai tedeschi, il re parte per l’Albania dopo appena quattro giorni. Sparisce di fatto lo Stato Maggiore dell’Esercito. “Il nazifascismo riprende, si afferma e le persecuzioni cominciano”. Il 14 settembre, i tedeschi arrivano a L’Aquila per arrestare il Comandante del Gruppo e il tenente Fontana. Ma entrambi riescono a fuggire. A Roma, si attiva per riorganizzare i gruppi di carabinieri, allo sbando dopo l’8 settembre.
Ad ottobre, viene assegnato alla Legione Lazio, presso la Caserma G. Acqua a Piazza del Popolo, ma poco dopo “i tedeschi, su richiesta del sedicente Ministro della Difesa Nazionale, si presentano simultaneamente a tutte le caserme dell’Arma che si trovano nella capitale per catturare i carabinieri e deportarli in Germania.”
Da quel momento, Genserico Fontana è a capo di un nucleo di circa duecento carabinieri, che entra nella banda Caruso del Fronte Militare di Resistenza, agli ordini del generale Filippo Caruso. Fontana organizza depositi di armi, mantiene i contatti con il fronte meridionale, forma nuclei di combattenti, finchè non viene, a tradimento, arrestato dalle SS, guidate da Kappler in persona.
Genserico “di fronte alle pistole delle SS, subitamente puntate contro di lui si mantiene silenzioso, freddo, impassibile […] Kappler, furioso per non aver trovato elementi di colpa specifica, formula la sua accusa, accusa grave, ma generica: complotto contro le Forze Armate germaniche.” Fontana e gli altri arrestati vengono portati prima a via Tasso e poi a Regina Coeli, terzo braccio.
Tradimenti, ambigui personaggi, i disperati tentativi di salvezza da parte dei familiari, delazioni costellano gli ultimi giorni di Genserico Fontana e dei suoi compagni della cella 380, insieme alla sua instancabile prova di generosità e fratellanza, nonché alla sua preoccupazione per la sorte della moglie arrestata per aver tentato di farlo uscire e reclusa anch’essa a Regina Coeli, a cui ogni sera, ripetuti di cella in cella, arrivavano i suoi messaggi e saluti fino alla sera del 24 marzo 1944.
Giovedì 23 marzo 1944 si diffonde anche a Regina Coeli la notizia dell’attentato di via Rasella: Genserico Fontana “comprese subito che la nostra ultima ora si avvicinava […]. Ed era anche il tenente Fontana che ci raccontava come erano avvenute le precedenti decimazioni.”
Il 5 settembre 1944 la salma 293 viene riconosciuta: si tratta del capitano Genserico Fontana, Medaglia d’Oro al Valor Militare, alla memoria.
Giuseppe Bona, Martirio ed eroismo di Genserico Fontana. Medaglia d’oro al V.M., Roma, Tip. Pais, 1954.
[Bibl. C.M.R.C. CB 76]