Il Natale contadino e San Giovanni

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Un natale d’altri tempi, più semplice e contadino, lo ritroviamo nelle pagine di Lazio Ieri e oggi, rivista mensile di cultura, arte e turismo, anno IX, n. 12 dicembre 1973 pp. 274 e segg, in cui si rievocano le tradizioni “ortane”. Nelle case contadine, l’inverno era abbastanza duro ma il simbolo del Natale era il “ciocco” che bruciava nel camino intorno a cui si riuniva la famiglia. Sulle tavole compariva il pane bianco fresco, “i ceci, gli spaghetti all’alice, i broccoli fritti, il merluzzo con l’uva secca, le ciambellette e le tisichelle”. Dopo un paternoster in latino improbabile, si mangiava e si giocava a tombola ma prima di andare a messa si apparecchiava la tavola per Gesu’ Bambino e il capofamiglia andava nella stalla a dare un pezzo del prezioso pane bianco al somaro, compagno di fatiche e parte della famiglia!
Le feste di Natale ad Orte come nella Sabina duravano fino a San Giovanni, il 27 dicembre, giorno in cui “tutti i figli vanno dalle mamme”, a suggello del sentimento dell’unione familiare e materna, simboleggiata dalla figura della Madonna. 
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Galleria fotografica: 
“Cena contadina attorno alla polenta” (Fot. H. Körte), in Volto Agr. p. 99
“Mula di quattro mesi” (arc. Fot. T.C.I.), in Volto Agr. p. 39
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