Enrichetta (Marietta) Di Lorenzo Pisacane

Enrichetta Pisacane

Enrichetta Di Lorenzo nacque il 5 giugno 1820 nei pressi di Aversa da una famiglia di piccola nobiltà. A soli 17 anni, nonostante avesse già conosciuto Carlo Pisacane, fu spinta dalla famiglia a sposare Dionisio Lazzari, cugino di Carlo, e molto più anziano di lei, da cui ebbe tre figli di cui per volere del marito non potè occuparsi.

Nel 1846, Carlo scampò al tentativo di omicidio commissionato dal marito di Enrichetta che aveva scoperto la loro relazione. Nel 1847 Enrichetta e Carlo decisero di fuggire, inseguiti dalla polizia borbonica. Rifugiatisi prima a Londra e poi a Parigi frequentarono gli altri esuli italiani, tra cui Guglielmo Pepe e Gabriele Rossetti e intellettuali come George Sand.

In questo periodo, attraverso la sua corrispondenza, Enrichetta criticò quella ipocrisia morale e sociale che costringeva le donne alla schiavitù, quei matrimoni combinati con cui si salvava l'ideologia dell'onore famigliare a discapito dei sentimenti individuali, quella famiglia patriarcale dove nulla era concesso alla donna se non l'obbedienza cieca [...] (Alessandro Di Lorenzo, Enrichetta Di Lorenzo. Storia di una famiglia, in AA.VV., Note e documenti per la storia di Orta di Atella, Istituto di Studi Atellani, 2006, p. 90)

Arrestati dalla polizia francese, a nulla valse l’intercessione dell'ambasciatore di Napoli a Parigi ma fortunatamente la prigionia non durò a lungo perché, secondo le leggi dell'epoca, non si poteva trattenere una donna per adulterio se non su richiesta del legittimo coniuge. E Dionisio Lazzari non sporse mai denuncia per adulterio per evitare di ricordare il tentato assassinio di Carlo.

Successivamente Pisacane partì per la Legione Straniera verso l'Algeria ed Enrichetta visse a Marsiglia in povertà. Nel frattempo nacque la figlia Carolina che però morì in giovane età. Nel 1848, finalmente insieme, parteciparono all'insurrezione di Parigi del giugno 1848 che portò all’abdicazione di Luigi Filippo d'Orléans Successivamente Pisacane prese parte con Carlo Cattaneo ai moti milanesi contro gli austriaci.

Nel 1849 Carlo ed Enrichetta sono a Roma a difesa della Repubblica romana: Enrichetta partecipa concretamente, combattendo con Carlo al Gianicolo e occupandosi, assieme alle altre patriote della cura dei feriti attraverso un sistema di cure efficienti ed ospedali mobili. Enrichetta viene infatti nominata "direttrice delle ambulanze".

Nel tragico epilogo, Carlo è arrestato e rinchiuso a Castel Sant'Angelo ed Enrichetta cerca in tutti i modi di farlo liberare, Dopo un periodo di crisi e separazione, si trasferiscono a Genova, dove nel 1853 nasce la figlia Silvia, ma poco dopo, nonostante l'opposizione di Enrichetta Carlo si reca a Torino per organizzare la spedizione di Sapri in seguito alla quale trova la morte nel 1857.

Sono anni duri per Enrichetta, che vive in condizioni di povertà fino all'Unità d'Italia. Garibaldi fa approvare un decreto per un assegno di  mantenimento di Silvia, poi adottata dal ministro Giovanni Nicotera, uno dei pochi superstiti della strage di Sapri. Enrichetta collabora, a partire dal 1862, con il "Comitato di donne per Roma capitale".

Muore nella natia Napoli nel 1871.

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