Il Carnevale nella Roma d'altri tempi
I fasti del Gran Carnevale di Roma, caratterizzato da spontaneità e grande partecipazione popolare, fino alla metà del Quattrocento si svolgevano a Testaccio e in Agone, successivamente Papa Paolo II li trasferirà alla via Lata (attuale via del Corso), dove rimasero fino alla metà dell’Ottocento.
Per otto giorni e otto notti si susseguivano feste e baldorie sfrenate. Ma Il Carnevale si apriva con uno spettacolo lugubre e ammonitore: l'esecuzione capitale di un delinquente che ricordava la severità della Giustizia, sottolineata dallo "schiaffo" dato dai padri ai figli come monito a comportarsi rettamente.
Finalmente, il corteo delle maschere e delle autorità apriva tutte le manifestazioni; poi, accompagnata da grande fermento popolare, la corsa dei cavalli “barberi” di origine nordafricana, da piazza del Popolo raggiungeva in corsa sfrenata, piazza Venezia.
Nel 1883, la “corsa dei barberi”, già più volte sospesa nel corso degli anni a causa dei numerosi incidenti che provocava, venne definitivamente soppressa.
La via Lata e le strade vicine diventavano un immenso salone per le feste, con tribune addobbate in modo sontuoso e finestre e balconi abbelliti con drappi e tappeti.
L’ultimo giorno di carnevale si dava inizio alla “moccolaia” o “sagra del moccolo”, un’immensa fiaccolata in cui ciascuno si muniva di una candela accesa, protetta da un paralume di carta, che il vicino cercava di spegnergli.
Chi rimaneva senza “moccolo” era sottoposto a scherzi pesanti, a cui non poteva reagire, che spesso degeneravano in vere e proprie risse, che intimorivano i forestieri.
Col trascorrere degli anni questa festa popolare così varia e partecipata, in cui il ribaltamento dell’ordine sociale dava la possibilità di prendersi gioco di tutto e di tutti, perse il suo spirito e dopo il 1870, iniziarono a venire meno le tradizioni che avevano reso unico questo grande evento, che per dirla come Goethe “il popolo offriva a se stesso”.
Il Carnevale nei comuni del territorio metropolitano
Il percorso di lettura
Clementi F., “Il Carnevale Romano nelle cronache contemporanee. Dalle origini al secolo XVII con illustrazioni riprodotte da stampe del tempo”. Parte I, 2 ed., Città di Castello, Edizioni R.O.R.E – NIRUF, 1939
[Bibl. C.M.R.C G 161/1]
Clementi F, “Il Carnevale Romano nelle cronache contemporanee. Dal XVII al XIX secolo con illustrazioni riprodotte da stampe del tempo”. Parte II, Città di Castello, Edizioni R.O.R.E – NIRUF, 1938
[Bibl. C.M.R.C G 161/2]
E’ un’opera che narra, attraverso gli usi e i costumi, l’evoluzione della vita, nei differenti periodi della storia della città.
L’Autore, con esposizione chiara e piacevole, si avvale delle cronache contemporanee, affinché ogni avvenimento ricordato, possa trovare riscontro nella documentazione storica e ogni singolo episodio sia inserito nell’ambiente sociale e politico dell’epoca.
Valentini Francesco, “Trattato su la Commedia dell’Arte, ossia improvvisa. Maschere italiane ed alcune scene del Carnevale di Roma. Dal Professore Francesco Valentini romano”. Berlino, Luigi Guglielmo Wittich, 1826
[Bibl. C.M.R.C. I 272]
L’Opera, dedicata al principe Francesco di Prussia, narra la storia della Commedia dell’Arte italiana e ne descrive le maschere tradizionali e quelle tipiche del Carnevale romano.
A corredo del testo sono inseriti bozzetti dei costumi carnevaleschi, per l’utilizzo di teatri e singoli cittadini.
Non ci si sofferma unicamente sull’aspetto fisico delle maschere, ma viene evidenziato il carattere, il modo di agire, le faccende e i litigi, così ognuno a carnevale potrà scegliere il proprio costume, assumendone anche il carattere.
L’ironia dell’Autore si rivela con l’affermazione che anche i Tedeschi, così seriosi, potrebbero divertirsi con il Carnevale, se solo iniziassero con i festeggiamenti.
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