Maggio dei Libri 2021. Charles Dickens in giro per i Castelli
Un giorno ci dirigemmo in un gruppetto di tre ad Albano, distante quattordici chilometri, presi da un grande desiderio di andare lì per l’antica Via Appia, da tempo rovinata e ricoperta. […] L’aspetto della desolata Campagna, nella parte più pianeggiante, mi ha ricordato una prateria americana; ma cos’è la solitudine di una regione in cui gli uomini non hanno mai abitato, rispetto a quella di un deserto dove una grande razza ha lasciato le proprie impronte nella terra da cui sono scomparsi; dove i luoghi di riposo dei loro morti sono caduti come i loro morti; e l’orologio rotto del Tempo è solo un mucchio di polvere inattiva? Tornando per la strada al tramonto e guardando all’indietro il percorso del mattino, quasi sentivo (come avevo sentito quando l’ho visto per a prima volta a quell’ora) come se il sole non si alzasse mai più e quella notte fosse la sua ultima notte, in un mondo rovinato. [...].
S’incontra poi Frascati e, sul sovrastante pendio, si vedono le rovine di Tuscolo dove nacque Catone e dove Cicerone visse scrisse e si ornò la casa diletta di cui rimangono alcuni avanzi. Visitammo il diruto teatro in un grigio uggioso giorno di marzo tormentato da un aspro vento. Le sparse pietre dell’antica città segnavano la cima deserta: desolate, spente come le ceneri d’un fuoco estinto da gran tempo.[...]Un altro giorno ci avviammo a piedi verso Albano che è a quattordici miglia. In tre, tutti spinti dalla voglia di seguire l’antica Appia da secoli sconnessa e sepolta. […]
Per dodici miglia salimmo e ci arrampicammo lungo un itinerario disseminato di rilievi e cumuli di rovine. Tombe e templi demoliti, prostrati; piccoli frammenti di colonne, fregi, frontoni; enormi blocchi di granito e di marmo; archi in disfacimento, corrosi, invasi dall’erba; resti bastevoli a edificare una vasta città. Tutto sparso intorno a noi. Incontrammo muriccioli a secco costruiti con questi frammenti dai pastori. Ogni tanto un fosso tra cumulacci di pietre infrante ci impediva di andare avanti; a volte gli stessi frammenti, movendosi sotto i piedi, rendevano faticoso il percorso. E sempre, dappertutto, rovine e rovine. L’antico tracciato dell’Appia era in parte scoperto e in parte nascosto sotto una coltre d'erba; ma la via, anch’essa, si rivelava una continua rovina. In lontananza, semidistrutti acquedotti allungavano i loro archi giganti sulla pianura; l’alito del vento scuoteva i primi fiori e la vegetazione spontanea su miglia di rovine; i selvaggi pecorai che si affacciavano torvi, coperti di pelli, avevano la tana tra le rovine.
Dickens - L'uomo che inventò il Natale (2017).
Ambientato a Londra durante l'era Vittoriana, un giovane Charles Dickens è affetto dal blocco dello scrittore, ha problemi economici e non vede l'ora di poter scrivere un altro racconto che possa essere tanto fortunato quanto i suoi romanzi precedenti. Il rapporto con la pagina bianca che aspetta di essere riempita di parole sembra essere piuttosto ostile, ma non ci vorrà molto tempo prima che lo scrittore cominci a raccontare di tetti imbiancati, di atmosfera natalizia e di fantasmi che aleggiano, prima di tutto, nella sua testa: elementi che renderanno possibile la stesura di Canto di Natale, racconto sospeso tra realtà e fantasia.
Il Caffè Letterario Nadia Fusini racconta Charles Dickens e il romanzo sociale