Alberto Moravia e Fiumicino
Nel 1959 escono i "Nuovi racconti romani" con i quali Alberto Moravia (1907-1990) narra piccole storie quotidiane di un’umanità piccolo-borghese e proletaria, che a Roma tenta di sopravvivere e di riprendersi dopo gli anni difficili della guerra. Anche queste storie, come i “Racconti romani” del 1954, sono narrate in prima persona.
Le vicende si svolgono per lo più a Roma, ma a volte lo sguardo dell’autore si spinge oltre, verso la provincia, verso i colli, verso il mare.
Ne “Il verme”, piccola storia di una gita al mare, l’Autore dà una descrizione luminosa del Tevere all’altezza dell’Isola Sacra e poi uno scorcio di Fiumicino, affollata cittadina costiera, tra le sue passeggiate, ristoranti e caffè.
"Poco più giù voltai e presi per la strada di Fiumicino. Questa strada, poco dopo, passa il Tevere sopra un ponte nuovo, e c'è una vista bellissima. Giunto sul ponte rallentai, dicendo: «Vogliamo guardare il Tevere?»
[…]
Il Tevere era proprio bello, nel sole che usciva dalla nebbia: largo, gonfio, luccicante, con l'isola nel mezzo che lo divideva in due Teveri anch'essi larghi e pieni di luce. Le rive erano folte di alberi senza foglie e il sole indorava tutti quei rami bruni e rossi e tra i rami si vedeva una vecchia torre di mattoni e la frasca di un'osteria . Poi sentii che una mano si spingeva sotto il mio braccio e sperai che fosse quella di Iole. Macché; era invece Maddalena che mi sussurrò: «Bello eh ? -
«Sì» dissi asciutto «il Tevere è bello»; e mi voltai con l’intenzione di chiamare Iole per ripartire. Allora vidi Tullio già a cavallo del motoscooter e Iole seduta dietro di lui, abbracciata a lui.
[…]
Così arrivai a Fiumicino senza di loro passai il ponte levatoio e presi per la strada lungo il molo, tra il Tevere e le case di Fiumicino. C'era il sole che inondava la strada; e tanta gente che passeggiava al sole sulla strada e sul molo; e nei giardini dei ristoranti c'era altra gente che mangiava all’aperto; e altri stavano seduti davanti ai caffè."
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