"Doce Natale, tess’arecorda? Sapea de mannorle nocchie e mele?". Il Natale in poesia e prosa a Roma e nel territorio metropolitano

Cinzia Tomassini

 Quest'anno la Biblioteca Istituzionale e l'Archivio Storico affidano i propri auguri per le festività natalizie ai  versi e alle parole di alcuni autori, classici e moderni, sul Natale a Roma e nel territorio metropolitano, arricchita da risorse digitali reperibili in rete ed un reading virtuale di alcune poesie di poeti dialettali (video).

Una piccola mostra bibliografica e iconografica che accompagna il lettore in questo Natale particolare, più intimo e sofferto ma anche carico di speranza e dolci ricordi come quelli che riecheggiano nell'apertura della poesia di Aurora Fratini, da cui deriva il titolo.

 

 

 Immagini:
-Presepio Laziale: Roma Ottocentesca, Museo del Presepio, Associazione Amici del Presepio, Roma
-(in alto) Cinzia Tomassini Natale naif, in Mostra di Natale, Anticoli Corrado, Museo Arte Moderna.
 

Il percorso bibliografico e iconografico. 

Ci sembrava doveroso inaugurare il percorso, nell'anno del centenario della sua nascita, con una poesia di Gianni Rodari, che ci racconta di un "giro di Roma" dei bambini alla ricerca delle strade in cui posizionare strani e divertenti alberi di Natale:

 

Il magico Natale di Gianni Rodari

[...] In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d'ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an'roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s'intende.
In piazza San Cosimato
faccio crescere l'albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l'albero del panettone
in viale Buozzi
l'albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.

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Non ce ne voglia l'affezionato lettore e visitatore delle nostre mostre, virtuali e non, se al gioioso Rodari abbiamo voluto affiancare le parole insolitamente dolenti e struggenti di Trilussa sul "Natale de guera", ma le luci e le ombre, la speranza, la pace e l'armonia convivono da sempre con gli eventi drammatici, le guerre di ieri e di oggi anche a Natale: 

 

Natale de guera di Trilussa

Ammalappena che s’è fatto giorno
la prima luce è entrata ne la stalla
e er Bambinello s’è guardato intorno.
– Che freddo, mamma mia! Chi m’aripara?
Che freddo, mamma mia! Chi m’ariscalla?

– Fijo, la legna è diventata rara
e costa troppo cara pè compralla…
– E l’asinello mio dov’è finito?
– Trasporta la mitraja
sur campo de battaja: è requisito.
– Er bove? – Pure quello…
fu mannato ar macello.

[...]

Ner dì così la Madre der Signore s’è stretta er Fijo ar core
e s’è asciugata l’occhi cò le fasce.
Una lagrima amara pè chi nasce,
una lagrima dòrce pè chi more…

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 Piazza San Pietro, Vincenzo Giovannini (1817-1903)
 

Proseguiamo il nostro percorso, con i versi disincantati di Giuseppe Gioacchino Belli, La viggjia de Natale, che svela l'affannarsi molto secolare che anima anche Santa Romana Chiesa: 

La viggjia de Natale di Giuseppe Gioacchino Belli

Ustacchio, la viggija de Natale
tu mmettete de guardia sur portone
de quarche mmonziggnore o ccardinale,
e vvederai entrà sta priscissione.
Mo entra una cassetta de torrone,
mo entra un barilozzo de caviale [...]

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Ma con un balzo nel tempo ci accostiamo ad un passo del Labirinto Romano di Rodolfo De Mattei sulla notte di Natale in San Pietro, il 25 dicembre del 1944, che dà il senso potente del rito cristiano e di ciò che simboleggia San Pietro, soprattutto in quel momento drammatico: 

 "Qualcuno ha spalancato le negre porte del coprifuoco, ci si può tuffare liberamente nella capace piscina della notte. Basta seguire la corrente, come dev'essere accaduto nella notte di Betlem. [...]

In cent'anni il mondo ha camminato, ma in questi ultimi quattro anni eserciti inesorabili hanno camminato anche di più del mondo, e tutt'ora marciano. Non si sposta lei, la Basilica, come un'Isola Fortunata fuori da ogni storia e geografia. [...] Questo globo luminoso sospeso nella notte natalizia si chiama San Pietro in Vaticano; e, più che nella notte di Roma, è sospeso nella notte del mondo. "

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Immagine: Le Pape priant dans Eglise de St. Pierre, Thomas Antoine Jean Baptiste

Alberto Moravia invece ci restituisce la frenesia consumistica dei Natali moderni, in cui ancora più crudelmente si palesa il contrasto tra chi può pemettersi regali, tavole imbandite e il poveraccio che "festeggia le feste a mezza bocca":

Il picche nicche di Alberto Moravia 

Natale, Capodanno, Befana, quando verso il quindici di dicembre comincio a sentire parlare di feste, tremo, come a sentir parlare di debiti da pagare e per i quali non ci sono soldi. Natale, Capodanno, Befana, chissа perché le hanno messe tutte in fila, così vicine, queste feste. Così in fila, non sono feste, ma, per un poveraccio come me, sono un macello.

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I poeti del territorio metropolitano narrano, con nostalgia, le festività natalizie caratterizzate da una grande semplicità, calore familiare, l'emozione, la gioia e la speranza di fronte alla nascita del Bambinello, la golosità dei dolci della tradizione:

 

Questua di Natale di Italia Ranaldi (Sabina/Montelibretti)

Addoma è Natale, la festa principale
de pane e de vinu, de casciu parzulinu
Rizza palazzu, cumincia a caccià un fiascu
sopra lu fiascu, la cima co' l'aspiru
Sopra la cima, la rosa costantina
sopra la rosa, la giamma priciosa [...]

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 Presepe prenestino (Associazione prenestina del Presepe)

 

“Natale” di Biagio Maturilli, in “La mia Terra”  (Marano Equo)

’N portocàgliu, ’n mandarinu,
’n terroncinu da ’na nicheletta,
’na fìcora secca
e pe’ gliu varzittu
era festa a Natale.
Il cenone? …Maccaruni, verdura,
frittégli, baccalà e pane [...]
 
 
 
 
Immagine: "Cena contadina attorno alla polenta" (foto: H. Korte), in Marescalchi A., Volto Agricolo, Roma 1936, p. 99
 
 
Spirit'e Natale di Aurora Fratini (Sambuci)
Doce Natale,
tess’arecorda?
Sapea de mannorle
nocchie e mele
de manu ’ntrecciate.
a ìmbasta i’ pangiallu.
I’ core teo a reveni’
assera ridea
se dea a spicchi
de arangiu cannitu
vardanno filice ssu ritu.
Allora dicii
mo’, sulu mo’ è Natale.

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E' nato ju bambinegliu di Marco Occhigrossi (Valle dell'Aniene/Marano Equo)

Già st’a sonà a marteglio,
è natu ju Bambineglio!
E’ natu ju Redentore,
ju santu Sarvatore.
E’ natu , povereglio
Vicin’agli’asineglio,
è natu e sse sta mmove
e gliu rescall’ju bbovetrento ‘na magnavora
tra ‘na leccata e l’ara.

 

  

Immagine: Presepe di Arturo Martini
 

La viggija de Natale di Ettore Perrettori (Tolfa)

Lo sènte? Sta a sonà l'Avemmaria,
è ora d'annà a di' 'ste du' orazzione;
sae quanto ce se tène a casa mia
a di' 'l rosario prima del cenone!

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