Luigi Pirandello, Nettuno e Anzio

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Lo scrittore siciliano Luigi Pirandello (1867-1936) amò moltissimo i dintorni di Roma. Attraverso gli occhi dei suoi personaggi, posò lo sguardo sui Colli Albani, Frascati, Castel Gandolfo e oltre, fino al mare di Anzio e Nettuno. Nella novella “Pallottoline” (vedi scheda dedicata), “i laghi d’Albano e di Nemi sono un paio d’occhiali insellato su quel gran naso con la punta all’insù, ch’è il Monte Cavo".

Nella novella “Va bene!” del 1905, inserita nella raccolta “In silenzio”, il sesto gruppo delle "Novelle per un anno", lo scrittore, nel raccontare le tristi e assurde vicende del professor Corvara Amidei, restituisce uno splendido scorcio di Nettuno, avendo menzionato, nei passi precedenti, anche "la bella cittadina" di Anzio, Colli Albani e  Frascati:

Ecco là i Monti Albani che pareva respirassero nel cielo,
lievi, come se non fossero di dura pietra. Monte Cavo,
con la vetta incoronata di aceri e di faggi, e il vecchio
convento e il bosco biancheggiante a mezza costa. Ecco,
piú là, Frascati solatía.

“Il treno si arrestò ad Anzio, per pochi minuti, e il professor Corvara Amidei stette con tanto d'occhi a mirare ciò che dalla stazione si scorgeva della bella cittadina, dove non era mai stato. Scese, di lì a poco, alla stazione di Nettuno, ancora stordito e inebriato da quel primo respiro che, rivedendo il mare, aveva tratto proprio dal fondo dei polmoni, come non gli era più avvenuto da tanto tempo.”
[…]
Lo spiazzo, di fronte alla caserma dei soldati d'artiglieria che venivano in distaccamento per le esercitazioni di tiro, era appena all'altezza d'un mezzanino quella della camera prospiciente il mare, all'altezza d'un secondo piano. E il mare, di qua, pareva proprio che volesse entrare in casa; non si vedeva altro che mare. Il professor Corvara Amidei pagò la caparra al proprietario, gli disse che sarebbe venuto a prender alloggio la mattina dopo, e scese sulla spiaggia.
Dirimpetto al villino, dal lato di ponente, sorgeva e s'avanzava fin nel mare, maestoso, l'antico castello sansovinesco, annerito dal tempo.
Sali su la scogliera sotto il castello, e li rimase per più di un'ora stupefatto, a contemplare. Vide in fondo al mare levarsi azzurrino, quasi fragile, Monte Circello, come un'isola aerea, e più qua, seguendo la riviera, il Castello di Stura; vide prossimo, a destra, il porto d'Anzio, popolato di navi, nereggiante per il traffico del carbone, e poi la sterminata distesa delle acque, riscintillante al sole, così placida, che sulla spiaggia s'arricciava appena, silenziosamente. Quando alla fine potè scuoterai dal fascino di quello spettacolo, si recò a prendere un boccone; poi, sapendo che prima delle cinque non avrebbe trovato alcun treno per ritornare a Roma, pensò d'occupare le tre ore che aveva innanzi a sé in una visita al magnifico parco dei Borghese, a mezza via tra Anzio e Nettuno.”

 

Risorse digitali:

E-book 1

E-book 2
 

 

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