Pasqua 2022: Tra vventu, fiocca, sòle e ranicci, esso Pasqua, che sbia le campane!

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 Arriva Pasqua

Le pianti ancora recaccianu
e le pròne
n-ze so pitturate de verde...
Gli cillitti sfiatati te sse ficcanu a le recchie...
Ju tempu begliu
tè va sbattènno 'n-faccia
e ttigliu sinti addossu...
Tra vventu, fiocca, sòle e ranicci,
esso Pasqua
che sbia le campane!

Giovanni Censi Se tte pacénzia ju tempu bbonu arriva ... : (poesie, bozzetti, soprannomi) 
Gerano, [s.n.], 2012 (Villa Adriana, Gratiche Trusiani)

BIBL CMRC CB 231

 

 

 La Biblioteca Istituzionale e l'Archivio Storico affidano i propri auguri di una Pasqua serena e portatrice di pace ai versi del poeta dialettale Giovanni Censi di Gerano e ad un piccolo invito alla lettura dai volumi del proprio patrimonio, tra cui alcuni interessanti articoli contenuti in annate diverse della rivista Lazio ieri e oggi: rivista mensile di cultura regionale, a firma di Artemio Tacchia, Mario Dell'Arco e Nino Andreoli.

La mia generazione ricorda ancora la palpitante attesa della mamma fuori dal forno e l'emozione nel vederla uscire con le "scife" e "i testi" pieni di dolci caldi e profumati, i giorni precedenti la Pasqua. Le "pizze duci" o "sbattute" e quelle "levete" erano il piatto forte della tradizione e non c'era casa che per l'occasione non ne avesse una sul tavolo. Ma nessuno poteva mangiarle prima della consueta benedizione del prete: "Se nnò esciea lo sangue!" (Artemio Tacchia, Tradizioni pasquali ... p. 75)

Non mancavano, sulle tavole di Roviano, le uova sode fatte cuocere insieme alle verdure per colorare il guscio, biscottoni a forma di "pupazza" (con o senza uovo nel corpo) da regalare alle bambine e "ju cavalluccio" per i bambini, oppure (a Subiaco) "ju gallo"; oppure, a Marano Equo, "ju lepere" per i maschietti e la "palommella" con le ali intrecciate sul corpo a reggere un uovo sodo e chicchi di pepe per occhi.

Pupazze, cavallucci, e altri animali erano comunque biscotti tipici pasquali che ritroviamo in tutta la Valle dell'Aniene, l'Abruzzo e la Ciociaria.

A Roma, invece, i bambini e le bambine ricevevano le tipiche pecorelle di zucchero, mentre sulle tavole non mancavano la pizza romana (profumata di burro e cannella), o ricresciuta (con aggiunta di ricotta), insieme alla corallina e uova sode per la colazione in attesa del brodetto (zuppa di pane con brodo denso dei tuorli d'uovo) che apriva il banchetto pasquale. (Nino Andreoli, Il pranzo pasquale... p. 50)

 

 

 

 

 

 

 

Percorso di lettura:

Andreoli Nino, Il pranzo pasquale nella vecchia Roma, in Lazio ieri e oggi. Rivista mensile di cultura regionale, 4 (1968), p. 50-51
BIBL CMRC Riv B 148

Dell'Arco Mario, Pasqua e pasquetta a Roma, in Lazio ieri e oggi. Rivista mensile di cultura regionale, 6 (1970), p. 48-49
BIBL CMRC Riv B 148

Carpaneto Giorgio, Una benedizione pasquale clerico-mazziniana: la Pasqua del 1849 a Roma <1923>, in Lazio ieri e oggi. Rivista mensile di cultura regionale, A. 43. n. 3 (2007), p. 70-71
BIBL CMRC Riv B 148

Sindici Augusto, Mala Pasqua. Novella in versi, Nuova antologia di lettere, scienze ed arti, Serie 5 v. 144, 1909, p. 393-400
BIBL CMRC RIV B 99

Tacchia Artemio, Tradizioni pasquali nell'alta valle dell'Aniene, in Lazio ieri e oggi: rivista mensile di cultura regionale, 20(1984), n.4, p. 75-76

BIBL CMRC Riv B 148

Immagini: 

Pupazza di Roviano da http://www.museidemos.it/

Palommella da https://www.tibursuperbum.it/ita/note/tradizioni/DolciPasqua.htm

 

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