Rafael Alberti e la Valle dell'Aniene
Lo scrittore Rafael Alberti (1902-1999), andaluso di origini italiane, trascorse da esule molti anni in Italia, tra Roma e Anticoli Corrado, dopo aver già vissuto in Francia, Messico e in Argentina. Tornò in Spagna solo nel 1977, dopo la morte di Francisco Franco.
Durante i suoi anni romani, si rifugiò spesso ad Anticoli Corrado, dove aveva affittato una casa; qui, immerso nella tranquillità degli ulivi, in un paesaggio simile a quello andaluso, creò, scrisse e coltivò amicizie; osservò e descrisse l’incanto dei paesi sparsi sulle colline che circondano la Valle dell’Aniene e si lasciò affascinare dagli alberi, dai fiori selvatici e dall’intenso silenzio dei colli. Nel 1972, pubblicò contemporaneamente in spagnolo, col titolo Canciones del Alto del Aniene (1967-1972) presso la casa editrice Losada di Buenos Aires, ed in italiano, nella traduzione di Ignazio Delogu, presso gli Editori Riuniti di Roma, con il titolo Disprezzo e Meraviglia, una breve opera composta di prosa e poesia in cui la Valle dell’Aniene, con la sua variopinta ghirlanda di paesi, è l’indiscussa protagonista:
Epistola a Orazio
“[…] Ritorno a casa. Licenza fa prodigi / per non precipitare nella valle. Roccagiovane / chissà dove sarà? Divinità nascosta? / Salda, ordinata, Mandela mi saluta / con la sua alta torre pallida. Mi offre / la sua chiesa Vicovaro. D’improvviso / spunta Cineto tra i monti. Bella / è la grigia cuspide di Roviano. / Sarracinesco è un altare perduto. / Nel cielo spande la sua corona Oricola / e Cervara di Roma, visionaria, / sogno di pietra verso le pietre sale. / Ti inviterò domani quand’è notte / nel mio studio: una terrazza con un olivo, un amareno e un fico, / snelle malve reali quand’è estate / e giù la valle coi suoi snelli pioppi. […]”
Roviano mi guarda sempre
“Roviano mi guarda sempre / serio, sulla costa del monte. / Dimmi qualcosa. /Anche tu mi guardi sempre. / Ci guardiamo. / Dimmi qualcosa. / Che posso dirgli io / da Anticoli Corrado?”
Da Sarracinesco al cielo
“Se in segreto vuoi entrare / per le chine del silenzio / dove non c’è né capre né niente / solo solitudine e oblio / solo l’aria./ Nessuno ti dirà addio / dalla valle.”
Cervara di Roma.
“Cervara di Roma. Vive / solo, scolpito in cima / a una montagna di pietra. / È una scultura nel cielo, / che al cielo volerebbe / se l’aria la sostenesse. / Non so se fino a te si spingono / le rondini d’estate. / Lo chiedo nella valle, / nessuno me lo dice. / Sei così alta! / Salirò una sera da te, / prima che venga il freddo, / a domandarlo.”
Canterano
“Canterano quando vai / per la strada di Subiaco / mostra la fronte./ Tempo fa mi chiedevo: /
Come sarà Canterano? / Lo raggiunsi una sera / E da quel lato / che al salir non si vede / vidi altri monti e un villaggio / di cui nessuno / seppe dirmi / il nome …”
Sambuci
“Sambuci possiede il palazzo / di un principe cardinale./ Passai di lì e ricordo / un manifesto democristiano, / la falce e martello su un muro / e il palazzo / senza principe cardinale, / cieco, in pezzi, abbandonato.”
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