Vecchio reclusorio sulla Via Lungara

disegno - Reclusorio sulla Lungara

Azzurri, Francesco (1831-1901)
Manicomio di S. Maria della Pietà in Roma. Vecchio reclusorio sulla Via Lungara (A) come trovatasi nel 1862 con le casette (B) di proprietà del Pio Istituto di S. Spirito e con la lavanderia (C) del detto Istituto.
Tav. I Prospetto; Tav. II Pianta. Foglio 236 x 310 mm.

In: Le riforme e miglioramenti eseguiti dal 1862 al 1893 nel Manicomio di S. Maria della Pietà in Roma ora Manicomio provinciale / Francesco Azzurri. – Roma : Stabilimento Tipografico Edoardo Perino, 1893. – 132 p. : 4 c. di tav.; 25x17 cm.
BPR F36

La riorganizzazione del Manicomio di S. Maria della Pietà su Via della Lungara è svolta dall’Azzurri, nel periodo preso in esame, secondo linee che non fanno di questo luogo un semplice luogo di reclusione bensì, secondo le più recenti teorie manicomiali un “manicomio villaggio” sull’esempio belga di Ghèel. Sono individuati diversi reparti, che Azzurri denomina quartieri, riservati ai tranquilli, ai sudici agli agitati e furiosi, secondo la classificazione adottata nel manicomio romano nel 1864.
Al piano terra sono previsti gli uffici dell’Amministrazione e i servizi del manicomio. Grande attenzione è riservata agli ambienti in cui gli internati possono svolgere attività di lavoro e di coltura degli ortaggi e di attività artigianali negli spazi di Villa Barberini, non solo adibiti a giardino, e dal 1869 anche di Villa Gabrielli.
I dormitori dei tranquilli sono posti ai piani superiori: gli internati lasciano queste stanze di giorno e scendono nei giardini e nei luoghi di lavoro posti al pian terreno o in reparti nelle ville che cominciano ad accoglierli. Un quartiere a sé è riservato ai sudici. Maggiore attenzione è riservata alle condizioni di sicurezza del quartiere degli agitati e dei furiosi, in cui sono previste anche delle “celle di sequestrazione” per i maniaci violenti. A differenza degli internati tranquilli, gli agitati e i furiosi non possono lasciare i propri quartieri durante il giorno per dedicarsi ad attività di lavoro. In ogni caso, però, i luoghi di reclusione non devono mai dare l’immagine del carcere, né l’assistenza dei casi più gravi deve dare luogo a trattamenti degradanti della personalità dell’internato.
Le limitrofe Villa Gabrielli e Villa Barberini permettono, con una adeguata ristrutturazione dei rispettivi casini e la costruzione di un muro di cinta, edificato a partire dal 1873, di alloggiare pensionari di prima e seconda classe, autonomi rispetto al complesso di Via della Lungara e dotati di tutti i servizi necessari.

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