Federigo Tozzi e Maccarese

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Lo scrittore senese Federigo Tozzi (1883-1920) si trasferisce a Roma nel 1914. Durante l’estate del ’19, pochi mesi prima di morire, percorre la campagna romana, con escursioni anche lungo la costa. Colpito dalla bellezza primitiva della Natura, scrive alcune novelle d’intensa bellezza, come, per esempio, “I butteri di Maccarese”, pubblicata nella raccolta postuma “Giovani. Novelle”(1920).

Tenebrosa e selvaggia è la pineta di Maccarese, caliginosa la spiaggia, piegati dal vento gli olmi:

“Il mare scrosciava di là dai ginepri, molti dei quali erano rossi perchè il sole li aveva seccati. La pineta di Maccarese, fosca e squarciata a tratti, andava incontro alle strisciate cupe e buie degli olmi e delle querci. Mentre, dalla parte di Civitavecchia, alla foce dell’Arrone, la spiaggia caliginosa era deserta, ma un poco rosea e fiammeggiante accanto al luccichìo delle acque e alte interminabili spume bianche, le strisciate degli olmi e delle querci si allargavano e oscurivano, incrociandosi, sopra la pianura. 

Il vento aveva piegato dalla parte della terra parecchi olmi, quelli più alti, senza fronde nelle cime; mentre più giù della metà dei loro tronchi altre fronde più fitte erano spuntate come una macchia bassa. Il mare era di un turchino tutto eguale; e il fumo di un barcone, escito dal porto di Fiumicino, restava nell’aria, benchè il cielo sembrasse pulito; fatto a posta per il sole. In fondo alla pianura, verso il Castello di San Giorgio, dei principi Rospigliosi, c’erano i mietitori, piccoli e corti come le dita della mano, a vederli dal mare”.

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Immagine: Enrico Coleman (Roma 1846 - 1911), Butteri e cavalli al galoppo nella campagna romana

 

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