24 marzo 1944-24 marzo 2024: 80° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine. Il consigliere Placido Martini

Placido Martini

La Biblioteca Istituzionale e l'Archivio Storico della Città metropolitana di Roma Capitale partecipano alla commemorazione del 80° anniversario dell'eccidio delle Fosse Ardeatine, ricordando la figura del consigliere Placido Martini, martire, uomo e politico tenacemente impegnato nella lotta per la giustizia sociale e per gli ideali di libertà, fino all'ultimo istante di vita (come descritto nell’opera di Francesco Guida, I martiri massoni delle Fosse Ardeatine, Roma, Gagliano edizioni, 2019).

Placido Martini, nato a Monte Compatri il 7 maggio 1879, studiò privatamente e poi conseguì il diploma di maturità classica al Liceo Mamiani di Roma. Iscrittosi alla Facoltà di Giurisprudenza, dopo sei mesi partì volontario per l'impresa garibaldina di Domokos in Tessaglia, guidata da Ricciotti Garibaldi, in aiuto alla resistenza greca contro i turchi. I garibaldini, pur nella disparità di forze, si distinsero per ardimento costringendo i turchi alla tregua.

Questa esperienza fu fondamentale per Placido Martini, che, tornato in Italia, si laureò ai primi del Novecento, decidendo di canalizzare la sua profonda fede per la Libertà e la Giustizia, nella lotta politica a favore dei ceti sociali più poveri. Subito, fu schedato dalla Regia Questura di Roma in quanto socialista e, a venticinque anni, aderì alla loggia Roma del GOI (GRande Oriente d'Italia), divenendo Maestro il 18 novembre 1905. Nel 1907 fondò una nuova loggia, la Concordia, con sede a Marino.

Nel frattempo, era stato eletto, nel 1902, sindaco di Monte Compatri, riuscendo in due anni a realizzare una serie di opere: la distribuzione delle terre ai contadini nelle zone di Torre Jacua e Molara, il risanamento finanziario, la sistemazione dell'acquedotto che portava l'acqua delle vicine sorgenti di Carpinello, il trasferimento della sede municipale, da cui ricavò un notevole risparmio economico, il riordino dei servizi pubblici e il completamento dei lavori per il manto stradale e i sistemi fognari.

Partecipò alle elezioni del Consiglio Provinciale di Roma per il mandamento di Palestrina, riuscendo a farsi eleggere nel 1912 e rimase in carica fino al 1914. Partito volontario allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, svolse il suo servizio con grande coraggio e desiderio di essere in prima linea, nonostante avesse già trentasei anni.

Al suo ritorno, si dedicò alla costituzione di enti di solidarietà per reduci e classi sociali deboli a Monte Compatri fino alla grande mobilitazione di contadini e combattenti che occupò le terre della tenuta Pantano, appartenente al principe Camillo Borghese.
Con l’avvento del fascismo, a Monte Compatri già dal 1920, i Borghese stracciarono gli accordi della vertenza agraria, Placido Martini fu estromesso dall’Università Agraria e nel novembre del 1922 una squadraccia devastò l’abitazione di Martini a Monte Compatri usando nei suoi confronti aggressività e addirittura minacce di morte. Di conseguenza, fu costretto a lasciare il paese e a trasferirsi a Roma, dove continuò la sua opposizione al fascismo.

Iniziò un lungo e difficilissimo periodo di confini, dapprima a Lipari, poi a Ponza, dove strinse rapporti stretti e significativi con le più importanti figure di massoni e oppositori politici. Nel 1933, fu liberato e si trasferì per un periodo a Milano, poi di nuovo a Roma cercando di sopravvivere con la sua attività professionale, sino a quando non fu vittima degli eventi per l’ennesima volta. A seguito dell’entrata in guerra, quale oppositore e quindi elemento pericoloso, fu arrestato il 16 giugno 1940 e tradotto al campo di internamento di Manfredonia e poi al confino a L’Aquila.

Tre anni dopo, caduto il regime fascista, Placido Martini tornò a Roma, pieno di energia e speranza che concretizzò nella fondazione di un movimento politico, UNDI (Unione Nazionale della Democrazia Italiana), che raccoglieva i rappresentanti del ceto medio produttivo e aderiva a formazioni partigiane connesse con il Fronte Militare Clandestino, comandato dal colonnello Giuseppe Cordero Lanza di Montezemolo, anch’egli martire alle Fosse Ardeatine, e il Partito d’Azione. Continuò anche la sua attività di Gran Maestro della Massoneria, attivando varie logge a Roma e Milano. Purtroppo, il 26 gennaio 1944, a causa della delazione di tre infiltrati italiani della polizia tedesca, l’intero gruppo dell’UNDI fu arrestato nei pressi del Pantheon e rinchiuso nel carcere di via Tasso.
Placido si assunse ogni responsabilità sul possesso di una radio clandestina, sui sabotaggi e le operazioni di guerriglia, scagionando gli altri.

Subì ogni genere di torture conservando tuttavia grande calma e serenità spirituale come notavano i compagni di cella, infondeva fiducia e speranza a tutti, dicendo che sarebbero riusciti a scamparla anche grazie all’arrivo degli Alleati.

Speranza che non lo abbandonò fino a quando non scese dal camion sul piazzale delle Cave Ardeatine. Morì rifiutando di chinare la testa, come evidenziato dal foro di proiettile che lo raggiunse.

 


Passano inosservati gli autocarri della morte.
Gli ordini sono severissimi. Il soldato prussiano che ne è consapevole li esegue con scrupolosità feroce.
Sentinelle vengono messe intorno alle cave abbandonate nei pressi delle Catacombe di San Callisto.
Nessuno dovrà testimoniare di presenza.
Passano inosservati gli autocarri della morte, perché nessuna traccia, nessun segno di vita ne trapeli.

 

Dal discorso dell’on. Emanuele Finocchiaro Aprile, Presidente della Deputazione Provinciale di Roma, (in Deputazione Provinciale di Roma, Commemorazione dell’Avv. Placido Martini Consigliere Provinciale di Roma dal 1910 al 1914, trucidato alle Fosse Ardeatine, Roma, Tip. Ospedale S. Maria della Pietà, 1945.)
 

 

 

La pubblicazione cita la delibera tramite la quale la Deputazione Provinciale di Roma, che si riunisce dopo un ventennio di soppressione delle libertà costituzionali, insieme ai rappresentanti dei partiti politici e alla popolazione, organizza la partecipazione alle cerimonie di commemorazione dei martiri delle Fosse Ardeatine, promuovendo una solenne manifestazione in ricordo del consigliere, martire dell'eccidio.

Nel testo vengono riportati i discorsi di personaggi politici e autorità civili che lo celebrano e ne ricordano la figura di uomo in cui l’ideale è come il reale in quanto la sua vita è stata percorsa in funzione di una profonda umanità, nella conoscenza, nelle leggi, nella libertà e per la libertà.
il Consiglio Provinciale di Roma scelse Placido Martini come simbolo di antifascismo e civiltà, intitolandogli una sala della sede istituzionale di Palazzo Valentini.

 

 

 



Il percorso bibliografico:

Ascarelli Attilio, "Le Fosse Ardeatine", Roma, Canesi, 1965.

Deputazione Provinciale di Roma, "Commemorazione dell’Avv. Placido Martini Consigliere Provinciale di Roma dal 1910 al 1914, trucidato alle Fosse Ardeatine", Roma, Tip. Ospedale S. Maria della Pietà, 1945.

Finocchiaro Aprile Emanuele, Ricordo di Placido Martini, Roma, Stab. tip. S.F.A.C., Estratto dalla rivista dell'Amministrazione provinciale di Roma Rassegna del Lazio.

Guida Francesco, "I martiri massoni delle Fosse Ardeatine", Roma, Gagliano edizioni, 2019

Portelli Alessandro, "L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria", Roma, Donzelli editore,  2001.

Approfondimento e risorse digitali

 

Immagini:

  • Stele a Placido Martini e Mario Intreccialagli a Monte Compatri. Di Skianolo - Opera propria, CC BY-SA 4.0
  • Palazzo Valentini,  sala Placido Martini, Roma, Vasari Roma, esec. dopo 1945
  • Fosse Ardeatine, immagine da Per non dimenticare. Sacrari del Novecento, a cura di Maria Grazia D'Amelio, Roma, Palombi Editori, 2019

 

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