25 aprile 1945-25 aprile 2025. Festa della Liberazione dal Nazifascismo, ottantesimo anniversario.
La Festa della Liberazione dal Nazifascismo, di cui quest’anno ricorre l’ottantesimo anniversario, fu stabilita dal decreto legislativo luogotenenziale n. 185 del 22 aprile 1946, firmato dal principe Umberto II di Savoia, su proposta del presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, contenente le Disposizioni in materia di ricorrenze festive,[1] che all'articolo 1 istituiva la festività del 25 aprile per quell'anno. Nei due anni successivi furono emanati altri decreti finchè nel 1949 la ricorrenza divenne giorno festivo nazionale, insieme con la Festa della Repubblica del 2 giugno.
Il 25 aprile 1945 è la data in cui il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) proclamò l'insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati dai nazifascisti: pochi giorni dopo, le forze alleate irrompono nella Pianura padana, trovando le principali città del Nord Italia già liberate dall’ Esercito partigiano di Liberazione e i grandi impianti industriali salvati dalla distruzione nazista.
Le commemorazioni di quest’anno cadono in un momento particolarmente delicato e complesso: gli ottanta anni della ricorrenza, si svolgono, infatti, nel giorno precedente i funerali del Pontefice, e in clima politico economico e sociale tesissimo, in cui si avvertono, da più parti e con nuove forme, lugubri echi di un periodo che pensavamo sepolto e da cui aver tratto anticorpi e monito. E purtroppo, dopo ottanta anni, si affievoliscono nel contempo le voci, la presenza delle donne e degli uomini che hanno restituito la Liberta e la Democrazia al nostro paese.
Per questo, per non disperdere neanche un frammento di ciò che nel tempo la Biblioteca Istituzionale e l’Archivio Storico della Città metropolitana di Roma Capitale hanno proposto per commemorare questo giorno importante, ne ripercorriamo temi, momenti e percorsi di lettura.
La Resistenza è stata guerra popolare di donne e di uomini, non solo impegnati in azioni di contrasto armato.
La maggior parte della popolazione assume un ruolo di sostegno, protezione, accoglienza, ed in questo collabora anche una parte del clero: un atteggiamento di solidarietà e condivisione che si riscontra ovunque, nelle città come nelle campagne, coinvolgendo tutti i ceti sociali.
il 25 aprile non deve essere ricordato solo come momento storico della Liberazione dell'Italia dal Nazifascismo, ma soprattutto come avvio del processo democratico del nostro Paese, che ha visto anche il contributo delle donne e degli uomini di Roma e del territorio metropolitano, allì’affermazione dei valori fondanti della nostra Costituzione.
La Resistenza ci parla nelle strade che percorriamo tutti i giorni attraverso, anche, le lapidi e le e targhe affisse sui muri di Roma che Giuseppe Mogavero invita a soffermarsi a leggere, ne I muri ricordano. La Resistenza a Roma attraverso le epigrafi (1943-1945), ANPI, Comitato provinciale di Roma,Bolsena, Massari, 2002: epigrafi, lapidi, targhe commemorative, dediche di edifici pubblici e vie intitolate: "E' una storia fatta da uomini (e donne) [...] La storia di tutti questi cittadini è racchiusa nella loro intensa esperienza di lotta e di sofferenze, di torture e di morte."
L'apporto e il ruolo importante delle donne nella Resistenza romana e, in generale italiana, oggetto solo in tempi recenti di approfondimento storiografico, è testimoniato da molte targhe e lapidi che le ricordano: "diverse donne caddero per mano tedesca, mentre altre, come Maria Teresa Regard e Carla Capponi parteciparono alla battaglia di Porta San Paolo, dove i soldati ricevettero pane e patate bollite da improvvisate vivandiere; vi furono donne che morirono uccise per il pane o per riavere il proprio uomo, come Teresa Gullace.
A Roma e nel Lazio esse sono protagoniste nella lotta armata, ma anche di azioni clandestine, come l'ospitalità ai fuggiaschi e la diffusione di materiale di propaganda [...]" , come ricordato nell'epigrafe posta presso la Piramide Cestia, su iniziativa di Carla Capponi, insieme alla scrittrice Natalia Ginzburg e ad Antonello Trombadori.
Moltissime le epigrafi e le targhe apposte sugli edifici che ospitarono le prigioni nazifasciste, a cominciare da via Tasso: "L'edificio, comprendente i numeri civici 145 e 155, era la sede dell'organizzazione nazista: in queste stanze sono passati quasi tutti i martiri delle Fosse Ardeatine, di Forte Bravetta e i 14 della Storta". Dal 1957 è sede del Museo storico della Liberazione in Roma e reca la seguente epigrafe:
QUESTA LAPIDE CONSACRI NEI SECOLI
IL LUOGO
DOVE PIU' INFIERI LA FEROCIA NAZISTA
E PIU' RIFULSE L'EROISMO DEI MARTIRI [...]
Mogavero si sofferma sui luoghi delle stragi nazifasciste, come le borgate popolari e antifasciste: Pietralata, San Basilio, Tiburtino III, Torpignattara, Centocelle, Quadraro, Valle Aurelia, Forte Bravetta, sede di processi sommari e fucilazioni da settembre 1943, con i suoi settantasette martiri ricordati nell'epigrafe, tra cui Don Giuseppe Morosini, Montesacro e Valmelaina. Grande spazio, naturalmente alle Fosse Ardeatine e alle figure dei suoi martiri di cui l'Autore rintraccia le targhe commemorative apposte nei luoghi natali di Roma e del Lazio.
Infine, La Storta, l'ultima strage, perpetrata in fretta e furia dai nazisti incalzati dall'avanzata alleata, il 4 giugno 1944. Quattordici martiri uccisi con un frettoloso colpo alla nuca e abbandonati presso una rimessa dell'ex tenuta Grazioli, in località La Storta. Tra questi, il sindacalista Bruno Buozzi, partigiani, ufficiali, massoni, etc.
E tante altre figure celebri come Salvo D'Acquisto o la principessa Mafalda di Savoia, o semplici cittadini romani, deportati nei campi di concentramento, come per esempio Fernando Nuccitelli, oppure falciati dalla furia nazista, come Teresa Gullace Talotta o Caterina Martinelli e "le donne dei forni": dieci furono le donne, che protestavano per la mancanza di razioni,presso il forno Tesei, all'Ostiense, uccise dai nazisti a sangue freddo, a cui è dedicato un bassorilievo accanto il Ponte dell'industria.
Il 4 giugno 1944, gli Alleati entrano in Roma, da Porta maggiore e da Porta San Giovanni, mentre i tedeschi abbandonavano la città fuggendo a nord. Purtroppo numerose furono le vittime di quei momenti drammatici.
Della Resistenza si ricordano, in questi giorni, i partigiani, le staffette, i martiri degli innumerevoli, feroci eccidi perpetrati dai fascisti e nazisti in ritirata; negli anni, la biblioteca si è soffermata in particolare su due figure, che hanno rappresentato in modi e momenti diversi, il delicato, tempestoso, e coinvolgente periodo di transizione della nascita della Repubblica e del ritorno della democrazia e degli anni del Dopoguerra:
Emanuele Finocchiaro Aprile (1880-1962) fu il Presidente della Deputazione Provinciale che, con fervore, abilità e senso delle istituzioni, condusse l’Ente dalle macerie del dopoguerra fino alle prime elezioni democratiche del 1952.
Nel settembre del 1944, su indicazione del CLN, fu nominato Presidente della Deputazione Provinciale di Roma, la prima giunta democratica (non ancora elettiva) di cui fecero parte dieci membri effettivi e quattro supplenti, scelti sulla base di comprovata esperienza amministrativa per far fronte alla difficile riorganizzazione dell’Ente e del suo territorio.
Alla sensibilità del Presidente Finocchiaro Aprile e dei membri della Deputazione si deve la solenne commemorazione del martire delle Fosse Ardeatine avv. Placido Martini
Don Andrea Gaggero (1916-1988), prete partigiano, torturato e condannato a 18 anni di reclusione, fu deportato prima a Bolzano e, il 14 dicembre 1944, a Mathausen, da cui riusci a sopravvivere fino alla liberazione, il 5 maggio 1945. Rientrato a Genova tornò al suo impegno sacerdotale ma divenne anche presidente dell'Associazione ligure degli ex deportati. Nel 1950, in piena "guerra fredda", a Varsavia, partecipa al II Congresso mondiale dei "Partigiani della pace". Al suo rientro in Italia, il Santo Uffizio, nel 1953, lo riduce allo stato laicale "per grave disubbidienza". Ma Andrea Gaggero non rinuncia a battersi per la pace e nel 1961 con Aldo Capitini, promuove la Marcia della pace Perugia-Assisi.

"Colleghi, tutti coloro che hanno partecipato alle lotte delle liberazioni, ci hanno consegnato una nazione libera e una forma di governo ampiamente democratica e popolare.
Non possiamo permettere che facinorosi che non hanno vissuto il periodo oscuro e funesto della dittautra fascista e non sanno quindi cosa vuol dire la privazione di ogni elementare libertà, vanifichino quello che è stato duramente conquistato"
Percorso di lettura: in evidenza
Avagliano Mario Il partigiano Montezemolo. Storia del capo della resistenza militare nell'Italia occupata, 2012 Dalai
[Bibl. CMRC STO 567]
Militare di carriera, monarchico convinto, anticomunista ma in ottimi rapporti con Giorgio Amendola, trait d'union fra i partiti del Cln e il Governo del Sud, Montezemolo fu il capo della resistenza militare a Roma e nel resto d'Italia, organizzò migliaia di ufficiali e soldati allo sbando dopo l'8 settembre, procurò finanziamenti e fornì un prezioso lavoro di intelligence per gli Alleati. La sua vicenda, tragica ed eroica, costituisce un esempio significativo sotto diversi aspetti di come la storiografia abbia per troppo tempo oscurato o sottovalutato personaggi e movimenti della Resistenza di matrice moderata. Colmando tale lacuna, questo saggio ricostruisce la vita di Montezemolo attraverso un certosino lavoro di ricerca negli archivi dello Stato Maggiore dell'Esercito, interviste a vari testimoni dell'epoca, l'analisi di centinaia di documenti, saggi e libri di memoria, e la consultazione degli archivi familiari. Così, nella storia di questo partigiano con le stelline - volontario nella Grande Guerra e nella Guerra di Spagna, militare integerrimo che alla fine ripudiò il fascismo e morì alle Fosse Ardeatine gridando "Viva l'Italia! Viva il Re!" - si contempera l'efficace ritratto storico di un Paese illuso dal Ventennio con la commovente storia familiare di un padre, marito e patriota. A corredo del racconto, alcuni documenti e un apparato iconografico di fotografie del personaggio e dei familiari.
Donne e resistenza nella provincia di Roma. Testimonianze e documenti, Provincia di Roma, 1999.
[Bibl. CMRC CA 304]
E’ una ricerca storica che riporta la testimonianza di donne della provincia romana, impegnate attivamente nella Resistenza, durante l’occupazione nazista e i bombardamenti anglo – americani.
Quello delle donne è un impegno del tutto particolare: il contrasto al nazifascismo è intrecciato alla vita quotidiana; non si limita alla lotta armata, all’impegno di corriere e collegatrici, ma si caratterizza per le azioni di protezione, aiuto, cura.
I gesti delle donne, gesti che possono comunque mettere a repentaglio la propria vita, non “fanno la Storia”, quella delle battaglie degli sbarchi, delle strategie militari.
Questa ricerca, in cui le donne sono contemporaneamente oggetto di studio e soggetto di storia, non vuole semplicemente colmare “un vuoto di conoscenza” ma principalmente utilizzare un approccio diverso,che, contrastando i canoni tradizionali, possa riformulare la storiografia esistente, sia sul versante più ampio della storia delle donne, sia su quello specifico della resistenza.
Bruno Giuseppe, Anniversari, Roma, 1982.
[Bibl. CMRC Misc. IV 267]
Giuseppe Bruno, avvocato, pubblicista, antifascista che conosce il carcere e il confino, partigiano combattente, è Presidente della Provincia di Roma dal 1956 al 1960.
Questa seconda edizione di “Anniversari”, venne distribuita gratuitamente alle biblioteche provinciali e agli istituti scolastici di competenza dell’Amministrazione, secondo la volontà dell’autore, affinché, citando il monito di Cattaneo “Chi semina la servitù raccoglie il tradimento.”, i giovani potessero ricordare che la libertà non è e non sarà mai un regalo.
I discorsi raccolti nella pubblicazione sono all’insegna del “celebrare è ripensare”, un invito alla memoria, per quegli avvenimenti che Bruno storicizza, cogliendo l’essenzialità dei fatti.
Caporossi Franco, Monti Lepini 1943 – 1945. Occupazione, Resistenza, Liberazione, Pontinia, 2005.
[Bibl. CMRC EA 242]
Franco Caporossi delinea con un linguaggio semplice e scorrevole, uno spaccato di vita provinciale, utile per una conoscenza più approfondita del nostro Paese.
Il racconto dell’autore, non è asettico, né distaccato, ma messo in relazione alla vita della gente comune.
Chi ha vissuto quei terribili giorni, leggendo, ritrova speranze, paure e la consapevolezza di aver contribuito, ognuno in base alle proprie possibilità e capacità, alla storia della Resistenza sui Monti Lepini e alla liberazione dal nazifascismo.
La ricostruzione accurata, basata su una ricerca storica approfondita, è uno strumento utile alla divulgazione, una sorta di diario di chi, con la forza delle idee e delle azioni, ha contribuito alla libertà e alla democrazia.
Mammuccari Mario, Miserocchi Anna (a cura di), Le donne condannate dal Tribunale speciale recluse nel carcere di Perugia, Milano, La Pietra, 1979.
[Bibl. CMRC Misc. VII 359]
La pubblicazione è stata realizzata in occasione della scoperta della lapide posta sulle mura esterne del carcere di Perugia, per ricordare e onorare le antifasciste lì recluse dal 1928 al 1943 e mettere in evidenza il contributo e il sacrificio delle donne durante la lotta al regime fascista nel corso degli anni.
Le recluse chiedono libri, studiano, sono consapevoli che il sacrificio della libertà e la lontananza così dolorosa dalle proprie famiglie, senza la conoscenza, non basta.
Hanno già cominciato a costruire attraverso se stesse, liberandosi dalla schiavitù dell’ignoranza, una società nuova.
Le parole di Lea Giaccaglia ” Nel pensare a loro esulta il mio cuore nella fede quasi religiosa dei destini dell’umanità.”, sono un testamento per i figli, che non sanno se e quando rivedranno le madri, donne coraggiose e consapevoli.
Mogavero Giuseppe, Parisella Antonio (a cura di), Memorie di quartiere. Frammenti di storie di guerra e di Resistenza nell’Appio Latino e Tuscolano 1943 – 1944, Roma, Edilazio, 2007.
[Bibl. CMRC EA 223]
La ricerca ricostruisce con precisione lo scenario dell’epoca, la geografia storica dei luoghi. Dà spazio a testimonianze e documenti che offrono la voce a storie personali e a frammenti di storia.
Frammenti di storia: perché c’è troppo ancora da scoprire, da far emergere, per giungere alla storia, ad una conoscenza reale e complessa dei differenti aspetti, di quella precisa realtà.
Il testo percorre il tempo della guerra, l’occupazione tedesca, il bombardamento del 13 agosto1943, la Resistenza all’interno del quartiere Appio – Latino – Tuscolano, la Liberazione.
Territorio e memoria: memoria per quelle cittadine e per quei cittadini, protagonisti determinati della liberazione dall’oppressione nazista e dalla dittatura del ventennio fascista.
E’ importante che nessuno dimentichi, che tutti conoscano le proprie radici e questo è il racconto sofferto di donne e uomini che hanno rafforzato la consapevolezza civile e sociale del nostro Paese.
Panimolle Giuseppe (a cura di), L’eccidio di Vicovaro, Tivoli,1965.
[Bibl. CMRC Misc. 53]
La breve pubblicazione è uno stralcio del libro “La resistenza dell’Alta Valle dell’Aniene”, testo fondamentale per una conoscenza approfondita di quanto accadde durante l’occupazione nazista, periodo in cui la popolazione della Valle subì soprusi e violenze inaudite.
Non tutte le numerose vittime sono militanti della resistenza armata, bensì semplici cittadini che hanno sentito il dovere di contrastare l’occupazione, con il rifiuto di lavorare per i tedeschi, opponendosi ai saccheggi e alla requisizione dei beni, fornendo cibo e rifugio ai prigionieri alleati in fuga. Ma qualcuno viene anche rastrellato a caso.
A Vicovaro, nell’eccidio di Villa Spada e nella strage delle Pratarelle, le vittime sono trenta, dai 3 agli 83 anni, barbaramente trucidate dai nazisti, durante i giorni della ritirata del giugno – luglio 1944: tra loro donne, giovani, vecchi, bambini e un nascituro nel grembo materno.
Un contributo tragico alla lotta di liberazione, affinché guerre e dittature non appartengano più al mondo civile.
Secchia Pietro, Aldo dice 26x1. Cronistoria del 25 aprile 1945, Milano, Feltrinelli Editore, 1973.
[Bibl. CMRC STO 213]
Nei grandi centri dell’Italia settentrionale l’insurrezione contro il nazifascismo si sviluppa in date differenti, comprese tra il 23 e il 26 aprile 1945.
“Aldo dice 26x1” sono le parole d’ordine da tempo concordate, attraverso le quali, tramite telegramma, il Comando militare regionale piemontese impartisce a tutti i comandi di zona l’ordine di applicare il Piano E 27: è l’insurrezione, l’ora della giustizia, della libertà, della democrazia.
Dopo venti mesi di lotta di liberazione, guidata dalle forze popolari, senza una volontà forte e una preparazione capillare, l’insurrezione non avrebbe avuto luogo oppure si sarebbe conclusa in una avventura disastrosa.
L’autore, pur ritenendo non sia stato ancora elaborato uno studio organico sulle giornate insurrezionali dell’aprile del 1945, non pretende di colmare le lacune esistenti, ma con questo suo scritto vuole contribuire personalmente ad una maggiore conoscenza di questi ultimi giorni, decisivi per la guerra di liberazione.
Una fase storica importante, a livello politico, militare e morale.
Tedesco Viva, Il contributo di Roma e della provincia nella lotta di liberazione, Amministrazione Provinciale di Roma, Roma, 1965.
[Bibl. CMRC EA 42]
Per lunghi anni gli studiosi non hanno approfondito ricerche storiche sulla Resistenza nella provincia romana.
In occasione del 20° anniversario della lotta di Liberazione, l’Amministrazione Provinciale di Roma, apporta, attraverso un'originale e documentata testimonianza, il proprio contributo alle manifestazioni che vogliono tenere vivo nella memoria degli italiani il ricordo di quel periodo, come spinta efficace al processo di sviluppo sociale e democratico, realizzatosi in Italia dal 25 aprile 1945.
La pubblicazione è affidata all’Istituto di Storia Moderna della Facoltà di Lettere, dell’Università di Roma, attraverso l’elaborazione di Viva Tedesco.
L’autrice colma la frammentarietà con cui gli studiosi hanno condotto ricerche sulla Resistenza nel territorio provinciale, improntando il suo lavoro sull’utilizzo di fonti differenti, con la costante di mantenere il rapporto tra fatti e accadimenti di origine locale e quelli più ampi, di livello nazionale.
Altri volumi dedicati alla Resistenza, dal patrimonio della Biblioteca
<!--[if !supportLineBreakNewLine]-->
<!--[endif]-->